Proteggere i confini in Centro Asia: la politica estera del Cremlino sullo sfondo della situazione afgana
Di Alessio Marini
Dopo 20 anni, gli Stati Uniti lasceranno il territorio
afgano. La lunga missione americana è stata dichiarata conclusa dal presidente
americano Biden, che farà rientrare tutte le truppe nella giornata dell’11
settembre 2021, data ovviamente non scelta a caso, ma che vuole essere un gesto
simbolico da parte del presidente Biden. Sullo sfondo del ritiro dei soldati statunitensi
e delle altre truppe della NATO dall'Afghanistan, continua quindi l'offensiva
dei talebani sui territori che dovrebbero essere sotto il controllo di Kabul,
creando una situazione di squilibro nel paese.
L’abbandono del territorio afgano da parte degli americani rappresenta
un problema per il Cremlino e la sicurezza interna sua e dei suoi alleati facenti
parte dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO).
I talebani stanno conquistando tutte le aree che si trovano
alle periferie del paese, tanto velocemente che in meno di due mesi sono
riusciti a controllare quasi completamente il confine afgano-tagiko e i valichi
di frontiera che collegano i due paesi. Con la conquista del ponte sul valico
di Shir Khan Bandar del 22 giugno, i talebani si stanno beffando pubblicamente
degli Stati Uniti, questo poiché questo ponte che collega l’Afghanistan al Tagikistan,
che ha sostituito i traghetti che un tempo solcavano il fiume Pyanj, è stato
completato nel 2007 con un finanziamento del governo degli Stati Uniti di ben
37 milioni di dollari. Sembra anche, guardando alcuni video che circolano in
rete, che ora il gruppo estremista stia supervisionando il passaggio del
traffico merci sul ponte e abbia imposto alcune tasse doganali per poter
finanziare le sue operazioni. La cattura
del valico di Shir Khan Bandar da parte dei talebani ha fatto scappare svariate
truppe afgane, che sconfitte sono andate verso il Tagikistan per cercare
rifugio politico. In teoria a causa del Covid sono sospesi da tempo i viaggi
ordinari tra il confine, ma fatto sta che le truppe afgane sono riuscite a
superare il confine tagiko attraverso canali illeciti. Il numero delle truppe
afgane in fuga che sono state costrette a cercare rifugio in Tagikistan fino ad
oggi ha superato le 2000 unità. Le autorità tagike affermano che le truppe sono
state tutte rimandate a Kabul con voli charter.
Il commercio legale tra Tagikistan e Afghanistan non è
enorme. I funzionari tagiki hanno valutato il commercio bilaterale nel 2020 a
70,7 milioni di dollari, di cui 69,8 milioni di dollari vanno dal Tagikistan
all'Afghanistan. Sembra che molto di questo commercio non è nemmeno costituito
da oggetti tangibili e fisici. Il 65 percento delle esportazioni tagike è
costituito da elettricità. Non c'è un quadro chiaro su come la situazione stia
influenzando tali forniture. Il resto è costituito principalmente da cemento e
prodotti in alluminio. L'Afghanistan a sua volta esporta frutta e verdura,
tappeti e altri prodotti artigianali verso Dušanbe. E poi ci sono i narcotici,
ovviamente, che non si riflettono nei dati commerciali ufficiali. Tra consumo
interno, produzione ed esportazione, si stima che gli oppiacei abbiano fatturato
2,1 miliardi di dollari in Afghanistan solo nel 2019. Grandi quantità di eroina
che raggiungono la Russia attraversano proprio il Tagikistan. Il Tagikistan
importa anche agrumi, banane, patate e talvolta carote dal Pakistan. Quindi, se
l'Afghanistan cesserà di essere un paese di transito questo causerà qualche
disagio sul mercato tagiko, che ha visto un forte aumento dei prezzi alimentari
durante la pandemia di coronavirus.
Il controllo della quasi totalità del confine afgano-tagiko
è stato anche confermato l’8 luglio da Anatoly Sidorov, capo dello stato
maggiore congiunto del blocco di difesa dell’Organizzazione del Trattato di
Sicurezza Collettiva, che è sotto la guida di Mosca.
Il Tagikistan, come anche l’Uzbekistan, rappresenta l’ultima
frontiera del Cremlino contro le minacce rappresentate dai gruppi estremisti e
terroristici afgani. Questo si riflette automaticamente sulle decisioni prese
da Mosca per la sicurezza della zona e dei confini.
Il 5 agosto 2021 sono iniziate le esercitazioni congiunte di
Russia, Tagikistan e Uzbekistan con la partecipazione di oltre 2500 militari, circa
500 unità armate e svariato equipaggiamento militare, nella regione di Khatlon
in Tagikistan, precisamente nel poligono di Kharb-Majdon, che si trova a 20
chilometri dal confine con l’Afghanistan. Le forze russe coinvolte nelle
esercitazioni sono la 201ª base russa di stanza a Dušanbe, con dispiegate le
divisioni dei fucilieri, dei carristi, gli artiglieri e le forze speciali. Come
affermato dal vicecomandante del distretto militare centrale russo, Yevgeny
Poplavsky, l'obiettivo principale dell'esercitazione è rafforzare la comunità
militare e la stretta interazione tra le forze armate dei tre stati, per
confermare l’alta preparazione delle truppe e rinforzare il morale. Queste esercitazioni
dureranno fino al 10 agosto. Altre esercitazioni si stanno svolgendo a Termez
in Uzbekistan, con la partecipazione di 1500 militari tra russi e uzbeki.
I russi hanno dispiegato nell’addestramento in Tagikistan anche
i loro bombardieri strategici Tu-22M3. Come dichiarato dal Ministero della
Difesa russo, quattro velivoli sono stati trasferiti nella regione di Saratov,
da dove voleranno per fornire attacchi di addestramento. Secondo lo scenario
dell'esercitazione, il compito dei bombardieri è quello di distruggere le
postazioni dei terroristi e i depositi di munizioni. La copertura aerea per i
bombardieri sarà fornita dai caccia MiG-29 dell'aeronautica militare
dell'Uzbekistan, questo fa parte della creazione del sistema congiunto di
difesa aerea, come aveva dichiarato ad aprile il Ministro della Difesa russo
Sergei Shoigu, durante il suo viaggio in Tagikistan e Uzbekistan. Questo
anche per poter contrastare l’eventuale scenario nel quale i talebani potrebbero
acquisire un'influenza significativa al potere su Kabul e riescano ad impossessarsi
dei velivoli a disposizione dell'esercito afghano.
La portata delle attuali manovre militari, così come lo
sviluppo dell'interazione militare tra Russia, Tagikistan e Uzbekistan, tenendo
conto dello sviluppo degli eventi in Afghanistan, indicano come il Cremlino stia
prendendo molto sul serio la minaccia di provocazioni al confine da parte dei
talebani. Nella Repubblica Islamica sono in corso aspre ostilità e i talebani, nonostante
ufficialmente stiano dichiarando di volere solo la pace nel paese, perseguono
una politica volta ad esacerbare il conflitto interno e conquistare quanto più territorio
possibile, per prendere potere e fare proprio l’intero Afghanistan. E questo è
visto come un serio problema per la sicurezza degli alleati di Mosca.
Gli sforzi congiunti della Russia e dei suoi partner in Asia
centrale servono a dimostrare la disponibilità e la prontezza nel rispondere a
qualsiasi sfida alla sicurezza regionale, inclusa la minaccia del terrorismo e
dell’estremismo talebano. Secondo alcuni esperti l'acquisizione del confine
afgano-tagiko da parte dei talebani sta creando già delle conseguenze, in
particolare la diffusione di gruppi terroristici radicali nei territori del
Tagikistan e dell'Uzbekistan. La sicurezza dei confini meridionali della
Federazione Russa, così come i confini dei suoi alleati dell’Organizzazione del
Trattato di Sicurezza Collettiva, è estremamente importante. Mosca non si farà
cogliere impreparata, anzi queste esercitazioni militari, o prove di forza se
così si vogliano definire, dimostrano come sia previsto dal Cremlino un piano d’attacco
se i talebani andranno ad attaccare attivamente i suoi alleati, Dušanbe e Taškent.


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